I palazzi storici
La Taverna Ducale
La Taverna Ducale è un complesso di case-bottega tipicamente tardo medievali che vennero edificate lungo la strada inferiore, le quali conducevano i mercanti fino alla piazza; la via poi procedeva verso nord dirigendosi alla Gola di Tremonti, oppure verso ovest in direzione del fiume Pescara. Ma uscendo dalla piazza il signore Restaino II Cantelmo volle fosse costruito il più caratteristico dei nuovi edifici, più tardi diventato Taverna Ducale, destinando inizialmente alla riscossione dei pedaggi. La piccola costruzione ripete l’impianto tipologico delle case-bottega del 300 abruzzese, come le cosiddette “Cancelle” dell’Aquila. Al piano terra sono presenti due portoni; il più grande dà accesso all’ampio locale, il secondo, più piccolo, consentiva di raggiungere il piano superiore. L’arco presente all’ingresso minore rinvia a portali presenti all’Aquila e soprattutto a Napoli. La provenienza di tale profilo è infatti napoletana, ma la sua origine è probabilmente senese. Altri portali di derivazione senese sono presenti in Abruzzo anche a Penne, Guardiagrele e Celano. La taverna popolese invece propone un momento intermedio dell’evoluzione maturatasi a Napoli. L’intera facciata è eseguita a in conci squadrati di pietra calcarea locale sino all’altezza di una cornice che correndo lungo tutto il fronte funge anche da davanzale per una coppia di bifore divise al centro da un pilastrino; ciascuna di esse presenta al disopra di una colonnina centrale archetti acuti un tempo polilobati e decorazioni elegantemente eseguite in basso rilievo, raffigurante un’insegna araldica della famiglia Cantelmo.
La Taverna dell’Università
Accanto alla Taverna Ducale si trova la Taverna dell’Università (1574), che le autorità comunali del tempo, vincendo le opposizioni del feudatario con il quale si erano messi in concorrenza, vollero ampliare e abbellire <<per meliore comodità de viandanti et passegierj>>. Il piccolo edificio mostra in facciata un portale ad arco a tutto sesto sormontato da una finestra quadrangolare, entrambi incorniciati da bugne a punta di diamante (motivo non frequente in Abruzzo che compare, a Sulmona, sul portale del palazzo della banca agricola) e nella chiave dell’arco, a rivaleggiare con i numerosi stemmi del contiguo edificio, l’insegna dell’Università di Popoli.
Fonte: Popoli città d’arte e natura della Carsa Edizioni
Autori: Federico Palmerini, Roberto Flauto, Andrea De Melis
Progetto alternanza scuola-lavoro con l’istituto “Amedeo di Savoia” di Popoli
Il Palazzo Ducale
Il dominio feudale dei Cantelmo a Popoli inizia nel 1268 con Giacomo I, ma è solo nel 1461 che Giovanni Cantelmo viene definitivamente investito del titolo di conte di Popoli e siccome questa data corrisponde bene ai caratteri architettonici dell’edificio, si può ipotizzare che fu lui ad iniziare la trasformazione palaziale di cellule abitative preesistenti. Nel 1479, Restaino Cantelmo successe al padre come feudatario ed eseguì il grosso dei lavori di ampliamento e ammodernamento del palazzo. Questo rappresenta l’aggregazione di una serie di piccoli edifici costruiti sul pendio compreso tra l’antica piazza del Mercato (attuale piazza della Libertà) e la via che si conclude di fronte alla chiesa parrocchiale di S. Lorenzo (attuale via Giordano Bruno). Ne risulta così una struttura del caseggiato a gradinata: a valle si accede agli ambienti del piano terra; per i piani superiori l’accesso è situato a monte. La configurazione spaziale dell’edificio si articola intorno a diversi elementi costitutivi: l’ingresso alla corte tramite un androne voltato a botte; la corte ovest; la corte sud; la corte est; il prospetto sulla strada.
Appartato rispetto alla piazza su cui il palazzo si affaccia, l’ingresso principale, da cui si accede alla corte di rappresentanza ad ovest, avviene dall’attuale via Cavour. Il prospetto su via Cavour segue l’andamento del terreno, secondo la salita della gradinata pubblica. L’accesso al palazzo avviene mediante un androne delimitato esternamente da un portale a tutto sesto contrassegnato da bugne a cuscino e inquadrato da un toro. Il portale bugnato è inserito in una riquadratura classica conclusa da un fregio e da una semplice cornice. In corrispondenza dell’angolo tra la via Cavour e la piazza della Libertà si nota oggi un vuoto, esito dei bombardamenti della seconda guerra mondiale che hanno portato alla distruzione di alcune case esterne al palazzo. Resta così menomata la volumetria dell’isolato che appare oggi privo della sua soluzione angolare.
Varcato il grande portale bugnato su via Cavour, mediante un androne con volta a botte si entra nella corte di rappresentanza a pianta trapezoidale dalla quale si accede ai fondaci del piano terra e agli appartamenti nobili dei piani superiori. Con la sua loggia a tre arcate e una serie di finestre ben disegnate, questo spazio ben rappresenta l’architettura abruzzese del Rinascimento e caratterizza in senso monumentale l’intero complesso. La loggia costituiva in origine uno spazio di collegamento tra i diversi appartamenti, ricavati in edifici preesistenti e quindi non perfettamente allineati tra loro, aperto sulla corte. Vi si trovano infatti due portali in pietra scolpiti: quello sulla parete est presenta lo stemma della famiglia Caetani e quindi, con molta probabilità, immetteva nell’appartamento riservato alla duchessa Giovannella Caetani, madre di Restaino Cantelmo; il portale a sud, invece, presenta lo stemma dei Cantelmo e ha dimensioni minori. La presenza di una scultura romana di reimpiego, una testa di Giove, probabilmente proveniente dal vicino sito dell’antica Corfinium, fa ipotizzare che questo fosse l’ingresso principale agli appartamenti, probabilmente dello stesso duca. Sebbene di dimensioni non eccessive, l’opera è di alto livello qualitativo, confrontabile con alcune porte interne del palazzo Ducale di Urbino per il senso sicuro delle proporzioni.
La corte a sud è un piccolo spazio con una forma pressappoco rettangolare, caratterizzato da un doppio livello di logge. Al piano terra, sotto il loggiato, si trova un portale modanato di cui rimangono solo i piedritti, mentre l’architrave con lo stemma della famiglia Cantelmo, rinvenuto nelle vicinanze durante la fase di rilievo, è stato sostituito da un moderno arco in mattoni. Presumibilmente quest’area del palazzo Ducale era il fulcro dei collegamenti tra i vari appartamenti.
La corte est, di forma rettangolare, doveva costituire uno spazio riservato agli abitanti della residenza ducale: non risulta, infatti, avere nessun ingresso diretto dall’esterno del palazzo, ma solo accessi dagli ambienti interni. Il valore storico architettonico che un tempo probabilmente aveva è andato perso a causa delle tante manomissioni che ha subito; i segni delle trasformazioni avvenute sotto i Cantelmo sono dati da quattro finestre poste al primo livello, che richiamano quelle della corte principale.
Il prospetto sull’attuale piazza della Libertà in passato non aveva l’aspetto odierno. Doveva probabilmente presentare un profilo non rettilineo che seguiva l’andamento delle cellule preesistenti, all’incirca come succede per il fronte ovest della corte di rappresentanza. Negli anni Trenta del XIX secolo, la piazza denominata di San Giorgio, ormai centro di ogni attività commerciale, civica, amministrativa e sociale, assunse un aspetto più decoroso con il rifacimento della facciata del palazzo Ducale da parte della famiglia Muzj. La facciata ottocentesca ancora oggi visibile è organizzata in tre livelli e presenta sette campate racchiuse tra paraste; quella centrale è messa in evidenza dal grande portale bugnato e dal balcone del primo piano di larghezza maggiore degli altri. Il piano terra è delimitato dal basamento in pietra e dal bugnato a fasce con ricorsi sfalsati; il coronamento è costituito da un cornicione in stucco fortemente aggettante. Al piano terra, ad ogni campata corrisponde un ambiente coperto con volta a botte lunettata, ognuno adibito ancora oggi ad attività commerciale, il cui accesso è caratterizzato da portali in pietra a sesto ribassato. I piani superiori, corrispondenti a quattro appartamenti, due a destra e due a sinistra, sono caratterizzati in prospetto dalla successione di balconi in pietra uniti da fasce marcapiano in stucco: quelli del primo piano sono leggermente più larghi e presentano una decorazione più ricca, a dimostrazione che probabilmente questo era il livello privilegiato; il secondo piano corrisponde invece agli appartamenti di rappresentanza che, sulla corte principale, presentano una serie di finestre quattrocentesche, con cornici classicamente decorate a ovoli e fuseruole che tuttavia – per gli archetti acuti trilobati e in un caso per l’arco ribassato inseriti nelle aperture quadrangolari – rappresentano un buon esempio della coesistenza del linguaggio artistico tardogotico con le forme di derivazione rinascimentale nelle regioni dell’antico Regno di Napoli.
Fonte: Il Borgo Ritrovato – Il palazzo Ducale di Popoli, dalla conoscenza alla conservazione della Casa Editrice Tinari
Autori: Silvio Cafarelli, Giusy Santilli
Tour dei palazzi storici di Popoli
Progetto di censimento, informatizzazione e divulgazione delle emergenze artistico-architettoniche di Popoli ad opera dei volontari del Servizio Civile Universale – sede di Popoli